Emergenze Caritas: Gaza, Siria e Iraq

GAZA: Caritas Gerusalemme ha ripreso le attività di assistenza alla popolazione di Gaza, che si erano interrotte dopo i primi giorni di bombardamento. «Centinaia di migliaia di famiglie vivono alla giornata – afferma padre Raed Abusahlia, direttore di Caritas Gerusalemme – quasi 90.000 persone hanno abbandonato le loro case a seguito dei bombardamenti e non possono vivere senza aiuti esterni».

La Caritas sta organizzando aiuti per 16.000 persone. In una prima fase si occuperà di fornire medicine, quasi esaurite, lenzuola e gasolio per l’elettricità per curare circa 6.000 feriti. Il numero è in costante ascesa e il supporto sanitario di Caritas andrà ai 4 ospedali pubblici di Gaza, Beit Hanoun, Kamal Edwan Al Shifa e Al Ahli, oltre che al Centro sanitario e alla clinica mobile della stessa Caritas Gerusalemme. Tra le tante emergenze si cercherà di dare anche sostegno psico-sociale, soprattutto ai bambini feriti, la pagina più dolorosa di questo ignobile conflitto. Successivamente è prevista la distribuzione di viveri e kit igienici secondo le necessità. Tutta l’azione avviene in coordinamento con le autorità locali, la Mezzaluna Rossa, e le Agenzie delle Nazioni Unite (WHO, WFP e UNRWA) per garantirne la massima efficacia. Per proseguire nei prossimi sei mesi gli interventi avviati occorre oltre un milione di euro.

Caritas Italiana accogliendo la richiesta di aiuto rivolta alla rete internazionale, fa appello alla generosità degli offerenti. Resta in costante contatto con Caritas Gerusalemme e sostiene gli interventi in atto mettendo a disposizione 100.000 euro. «È urgente che vi sia una pronta risposta solidale» – sottolinea don Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana, aggiungendo che «resta comunque priorità ineludibile quella di deporre le armi».

Una nuova richiesta di cessate il fuoco è venuta ieri da S.E. Mons. Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, durante la XXI sessione speciale del Consiglio per i diritti umani. «La violenza non paga mai» ha detto Mons. Tomasi evidenziando come con la violenza in quei territori si continuerà a vivere come nemici e avversari, mentre «con la pace è possibile vivere come fratelli e sorelle». Come indicato da papa Francesco nel maggio scorso a Betlemme, l’impegno comune deve essere dunque quello di creare le condizioni per «una pace stabile, basata sulla giustizia, sul riconoscimento dei diritti di ciascuno e sulla reciproca sicurezza».
Mercoledì 23 luglio scorso, una dichiarazione congiunta di Caritas Internationalis e Dominicans for Justice and Peace presentata durante la XXI sessione speciale del Consiglio per i diritti umani, ha chiesto il cessate il fuoco e la tutela dei diritti umani in Terra Santa.

Per sostenere gli interventi in corso, si possono inviare offerte a Caritas Italiana, via Aurelia 796 – 00165 Roma, tramite C/C POSTALE N. 347013 specificando nella causale: “Terra Santa/Emergenza Gaza” . 

Offerte sono possibili anche tramite altri canali, tra cui:
• UniCredit, via Taranto 49, Roma – Iban: IT 88 U 02008 05206 000011063119
• Banca Prossima, piazza della Libertà 13, Roma – Iban: IT 06 A 03359 01600 100000012474
• Banco Posta, viale Europa 175, Roma – Iban: IT91 P076 0103 2000 0000 0347 013
• Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma – Iban: IT 29 U 05018 03200 000000011113

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SIRIA

Il grave conflitto in Siria ha già provocato 160.000 morti e oltre 7 milioni tra sfollati e rifugiati, costretti a lasciare le proprie abitazioni. Accogliendo le numerose richieste di aiuto pervenute da Caritas Siria e dalle altre realtà ecclesiali attive sul territorio nel portare aiuti concreti, la Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana ha stanziato un milione di euro, proveniente dai fondi dell’8xmille. La somma viene affidata a Caritas Italiana, perché provveda ad affrontare la prima emergenza e a sostenere progetti di solidarietà.

A livello politico si susseguono inascoltate le richieste, in primis quella di Papa Francesco, per una tregua e per l’apertura di corridoi umanitari. Il Santo Padre ha ricordato “l’encomiabile sforzo di quei Paesi, soprattutto il Libano e la Giordania, che con generosità hanno accolto nel proprio territorio numerosi profughi siriani” (dal Discorso di lunedì 13 gennaio al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede) e a maggio si è recato lui stesso in Medio Oriente per sostenere ogni sforzo per la pace in quella martoriata regione.

Il Pontificio Consiglio per la Famiglia e Caritas Italiana hanno costantemente rilanciato con forza questi appelli e chiedono la ripresa urgente di un dialogo efficace tra tutte le parti in conflitto. Nel contempo proseguono il loro articolato impegno con aiuti concreti alla popolazione locale a sostegno degli interventi di Caritas Siria – nonostante le enormi difficoltà che nascono da un clima generalizzato di violenza – oltre ad un lavoro di educazione alla pace e alla solidarietà.

Con soli 20 milioni di abitanti, la Siria si ritrova oggi con oltre il 35% della popolazione in gravi condizioni di precarietà e a rischio vita.
Giordania, Libano, Turchia, Iraq, Egitto sono solo alcune delle nazioni che accolgono circa 2,5 milioni di rifugiati siriani.
I negoziati per il terribile conflitto che dilania il Paese da tre anni – e che ha causato più di 160.000 vittime e un immenso fiume di rifugiati nei paesi vicini – non hanno avuto esiti. Sono ormai più di 7 milioni i siriani bisognosi di assistenza, tra profughi in Libano, Giordania, Turchia, Iraq, Egitto, e sfollati interni – (vai all’ intervista al direttore di Caritas Libano, mons. Simon Faddoul).
Anche la sede Caritas di Aleppo, una delle sei dislocate nelle principali località del Paese è stata colpita nei mesi scorsi da un mortaio. Nonostante tutto il Vescovo di Aleppo, S.E. Mons. Audo, che è anche Presidente di Caritas Siria, insieme agli operatori e i volontari di Caritas Siria, ha preferito restare «nelle strade, per capire le sofferenze del mio popolo e grazie al sostegno e alle preghiere di molte persone in tutto il mondo. Cammino fra la polvere e le macerie, ma non ho paura». Caritas Siria dall’inizio del conflitto, tre anni fa, è riuscita ad assistere un totale di 41.000 famiglie, oltre 260.000 persone, con viveri, medicinali, scuole, alloggi di emergenza.
E’ sempre più URGENTE una risposta solidale per proseguire gli interventi in atto in favore dei siriani

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IRAQ: La violenza, mai veramente cessata in Iraq, come confermano i continui attentati contro i civili, ha trovato nuovo vigore nelle ultime settimane con l’offensiva lanciata dalle milizie radicali dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (ISIS). Questo gruppo, nato in Siria – dove pure continua l’ecatombe di civili e la fuga di milioni di persone – agisce ora in Iraq.

Migliaia e migliaia di famiglie fuggono, come ci conferma Caritas Iraq, i cui operatori, già attivi a sostegno dei rifugiati siriani entrati nel paese, si trovano ora ad aiutare anche gli sfollati iracheni alla ricerca di un riparo. “Anche se siamo presi di mira come cristiani – affermano – noi continuiamo il nostro servizio per tutti coloro che hanno bisogno”.

Per far fronte alla situazione di emergenza la Caritas ha concentrato nelle ultime settimane tutte le attività sugli aiuti – viveri, medicinali e prodotti igienici – per la nuova ondata di sfollati e si sta prendendo cura di 2.550 famiglie, accolte in particolare in 12 villaggi della pianura di Ninive e nel settore di Alqosh.
Le strutture della Chiesa sono messe a disposizione di tutti e gli operatori Caritas intensificano gli sforzi, anche se costretti a lavorare in condizioni di pericolo e di incertezza. Per poter continuare a fornire aiuti hanno rivolto pertanto un primo appello alla rete internazionale Caritas per circa 190.000 euro.
In ben cinque dei 18 governatorati (regioni) in cui è suddivido il paese, vi è una situazione di “conflitto armato violento”. Nel solo mese di giugno sono state uccise oltre 1.500 persone e vi sono 600.000 sfollati all’interno del paese. Inoltre 5 ospedali sono stati saccheggiati e tre moschee sciite sono state distrutte a Mosul, rinvigorendo così il conflitto identitario con i musulmani sunniti. Sempre a Mosul i cristiani sono stati fatti oggetto di violenze e costretti a fuggire dalle loro case. Mai era successo in tredici secoli di convivenza con l’islam.
In tutte le regioni ricordate, in particolare nelle provincie di Dyala, Salahuddin, Anbar e Falluja, i servizi di base hanno le scorte in via di esaurimento, l’elettricità non viene distribuita per più di sei ore al giorno. L’acqua potabile scarseggia, con temperature che superano in estate i 45°. Come sempre i bambini sono le vittime più colpite. Il Kurdistan, nella parte Nord del paese, ha le strade bloccate e a sua volta è teatro di scontri con le milizie terroriste dell’ISIS.

Da oltre 10 anni Caritas Iraq opera in una situazione di violenza e insicurezza, ma grazie alla diffusione dei suoi centri in tutto il paese riesce a portare aiuti concreti. Caritas Italiana si unisce ancora una volta a quanti chiedono che si fermino le armi e, per continuare a sostenere gli sforzi della Caritas locale, rilancia l’appello alla solidarietà.

Per sostenere gli interventi in corso, si possono inviare offerte a Caritas Italiana, via Aurelia 796 – 00165 Roma, tramite C/C POSTALE N. 347013 specificando nella causale: “Iraq”

Offerte sono possibili anche tramite altri canali, tra cui:
UniCredit, via Taranto 49, Roma – Iban: IT 88 U 02008 05206 000011063119
• Banca Prossima, piazza della Libertà 13, Roma – Iban: IT 06 A 03359 01600 100000012474
• Banco Posta, viale Europa 175, Roma – Iban: IT91 P076 0103 2000 0000 0347 013
• Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma – Iban: IT 29 U 05018 03200 000000011113