Progetto 2014 per la Casa famiglia “don Italo” in Moldavia

CASA FAMIGLIA don Italo”   in MOLDAVIA

struttura di accoglienza per ragazzi di strada, minori sessualmente abusati ed orfani sociali

La Casa Famiglia fa parte della Fondazione Regina Pacis, sita nella capitale Chişinău della Repubblica Moldova, in via Natalia Gheorghiu 23/1. La Casa offre un’opportunità d’integrazione sociale a una categoria di bambini sfavoriti – comunemente definiti bambini di strada – concedendo vitto ed alloggio, assistenza medica, assistenza sociale e giuridica, consulenza psico-pedagogica, educazione.
La Casa è arredata semplicemente, ma in conformità agli standard minimi di qualità ed in considerazione delle particolarità psicologiche individuali e dell’età dei bambini, per garantire loro un ambiente il più vicino possibile a quello familiare: oltre alle camere da letto, soggiorno, cucina e bagni, c’è uno studio di consulenza psico-pedagogica, il laboratorio per la lavorazione del legno e la sartoria, l’aula didattica dotata di computer.

I beneficiari diretti sono i ragazzi di strada, accolti nel Casa Famiglia che provengono soprattutto dalla capitale Chisinau. L’unità di riferimento dell’intervento educativo ed assistenziale fondamentale è sempre la famiglia.

L’obiettivo fondamentale è il miglioramento della qualità della vita dei minori accolti. Secondo lo stile della Fondazione Regina Pacis, gli obiettivi del progetto si dispongono a quattro diversi livelli (fare, sapere, fare con gli altri, far sapere):

a. Interventi diretti sulla realtà in esame per rispondere al bisogno immediato;b. Conoscenza approfondita del fenomeno, per avviare interventi di rimozione del problema;
c. Coinvolgimento dei nuclei sociali primari (onde evitare il rischio del riduzionismo);
d. Coinvolgimento di altri soggetti istituzionali, sia a livello nazionale che internazionale.
L’intervento va preceduto da una fase di osservazione sistematica e di studio preliminare per l’esatta definizione della metodologia da attivare.

La struttura della Casa Famiglia è collocata all’interno di un PROGETTO più ampio che agisce in diversi modi:

b) Aiuto diretto. Si prevede che nella prima fase del progetto, l’aiuto diretto possa riguardare almeno 50 minori e le rispettive famiglie. Subito dopo l’iniziativa sarà rivolta a tutti i bambini di strada e a tutte le realtà familiari a rischio. Il contrasto alla povertà avviene attraverso degli aiuti concreti e quant’altro sarà necessario per abbattere con estrema concretezza il disagio sociale.a) prevenzione e sensibilizzazione. Informare per prevenire, in forme e luoghi diversi (strada, scuole, associazioni): attenzione ai bisogni primari dei bambini e organizzazione delle attività nelle famiglie disagiate; formare degli “educatori di strada” che possano predisporre le condizioni per una fattiva collaborazione; formazione professionale di basso livello per ragazzi; organizzazione delle attività nel periodo estivo; contatti con le famiglie e graduale coinvolgimento, contestualmente all’analisi dei loro bisogni e ad un paziente lavoro di ricostruzione del tessuto parentale; stabilire e consolidare i rapporti di fiducia reciproca con le autorità; archivio sui dati ed indicatori per valutare il progresso della prevenzione e della protezione dei bambini a rischio.

• assistenza sanitaria ed educazione all’igiene della persona
• distribuzione di aiuti umanitari di vario genere
• interventi di recupero nella condizione abitativa
• adozioni a distanza
• inserimento nelle case-rifugio
• inserimento in di assistenza e accompagnamento educativo

c) Incentivare lo sviluppo locale, avendo come fine l’abbattimento della povertà e il miglioramento del territorio.
• inserimento nella formazione professionale e ricerca primo lavoro
• coinvolgimento del territorio, soprattutto aziende ed industrie, per le migliori forme di inserimento lavorativo

La Casa Famiglia raccontata con le parole di d. Cesare

Vasile esce dalla “Casa famiglia” già alle sette del mattino e scendendo dalla collina si avvia verso la città, dove lo attende il bus che lo condurrà a scuola, alla quale arriverà dopo circa un’ora. Ma dopo di lui anche Sergiu, Maria, Natalia, Gheorghe ed altri percorrono lo stesso itinerario e si recano nei diversi istituti scolastici della città di Chisinau in Moldova.

La “Casa famiglia” è di fatto la loro famiglia, un focolare domestico nel quale hanno ritrovato la gioia di vivere e soprattutto l’idea di una famiglia, di un sostegno nella crescita, di un supporto affettivo che li possa un domani riportare nella quotidianità, come uomini e donne libere.

La povertà e l’abbandono purtroppo non rendono liberi questi bambini delle società dell’est, da tutti definiti “orfani sociali”, cioè abbandonati a se stessi, in baracche o peggio ancora in lugubri tombini adibiti al passaggio dell’acqua calda.

Dalla strada si passa alla vita normale, e tutto questo grazie ad un gesto di carità, che tende la mano a dei ragazzi e ragazze, in genere dai sette ai quattordici anni, per condividere un cammino di crescita umana, ma nella normalità.

Vasile e Maria hanno visto la loro madre morire per mano di un violentatore, Natalia non conosce la sua famiglia di origine, Victoria era stata consegnata a degli aguzzini all’interno di un albergo. E così via tante storie, scritte dalla crudeltà umana e riscritte dall’impegno della Chiesa cattolica in Moldova e soprattutto dall’azione concreta della Fondazione Regina Pacis, che opera costantemente a servizio di questi ragazzi abbandonati.

L’impegno della Chiesa cattolica in Moldova, come in tutti i paesi dell’est, non è facile, per tanti motivi, dall’esiguità del numero dei cattolici ad una cultura ancora statalista che non permette nulla. E’ un cammino in salita, che certamente non scoraggia la carità e la fede, ma richiede il sostegno delle Chiese sorelle.

Alcuni amici di Rimini hanno visitato la “Casa famiglia”, cogliendo con non poca emozione la sofferenza dei ragazzi, ma anche l’impegno dei diversi operatori, ecco perché è nata l’idea di affidare questa struttura per i ragazzi alla protezione del buon “don Italo”, in continuità con la sua passione sacerdotale ricca di carità e di attenzione agli ultimi.

Dire, allora, che Chisinau attende don Italo, è un messaggio di speranza e poter ancor di più dedicare la “Casa famiglia” a lui, un prete che ha servito gli ultimi, perché la sua passione sacerdotale non abbia fine è bello.

Molto dipenderà dai suoi parrocchiani, che dovranno ben comprendere il valore di questa scelta, il significato di avere una “parrocchia allargata”, i cui confini giungono fino alla lontana Moldova, per amare, servire, condividere, donare.

Tutto questo diventa azione di carità, che permette alla Parrocchia di maturare scelte di autentico impegno evangelico e nello stesso tempo costruire relazioni all’interno della Chiesa universale, che sa amare il prossimo ovunque e sempre.

d. Cesare Lodeserto