“Dove Tu mi vuoi” saluto di don Giovanni Vaccarini

I passaggi che il Signore ci chiede

Il mio primo incontro con voi fu 12 anni fa nel consiglio pastorale insieme con don Giuseppe Bilancioni ed il vescovo Francesco; al vescovo fu posta una domanda diritta e chiara: “viene di passaggio o per rimanere?” E così dopo qualche giorno sono arrivato.

Era il mattino del sabato 29 settembre e mi sono fermato in cripta. L’icona del Sacro Cuore (dipinto da mia sorella) e quella di Maria sotto la croce con Giovanni Evangelista (il mio protettore) abbracciati sotto la croce mi hanno fatto sentire a casa mia. Poi l’arrivo di suor Damiana: “hai qualcosa da mangiare in casa? vado a prenderti qualcosa io!”. Mi ha rimesso davanti l’esperienza di 10 anni vissuta in Albania con le sorelle dell’Immacolata, mi ha rinnovato il calore della loro presenza.
Anche il pensiero di Don Italo e di Don Mauro mi hanno fatto sentire guidato, amato e accolto, tanto che subito sono andato al cimitero di Riccione e qualche giorno dopo a Montetauro per avvisarli che ero arrivato e contavo su di loro.
Su di loro ho contato sempre, sapendo che, nonostante i cambiamenti di questi anni, le fatiche e le diversità delle situazioni, quello che loro hanno seminato non è andato perduto e che nonostante i commenti e le battute sul “Bronx”, Miramare rimane pur sempre il giardino di Dio.

Dodici anni sono passati come un soffio, compresi i tre anni del COVID molto particolari, in cui per mantenere più forti i contatti con voi ho inventato la “pausa caffè” (un messaggio di qualche minuto alle due del pomeriggio).
Quanti volti davanti agli occhi: alcuni adesso si sono allontanati per motivi diversi, ma nessuno posso dimenticare! Tanti sono passati al piano di sopra (ma quelli ci sono ancora più vicini come don Mauro) quanti bambini, ragazzi, giovani che hanno vissuto i sacramenti o frequentato l’ACR e gli scout, condiviso attività, feste, campeggi… Quante persone che hanno lasciato la loro orma a Miramare e nella parrocchia, ogni volto è un dono, una presenza, un servizio, una sensibilità, e il loro ricordo ci fa sorridere e ci riscalda il cuore.

Le domande di questi giorni mi mettono un po’ in crisi … “allora è vero che ci lasci? Ma non ci sarai alla nostra comunione? Ma dopo tanti anni vissuti insieme te ne vai?”.

E’ difficile rispondere di fronte a tante manifestazioni di affetto e di amicizia… Di due cose sono certo; la prima che io non ho mai chiesto niente, né dove andare né quando cambiare, ma sempre ho risposto a quello che mi è stato chiesto e che il Signore mi ha indicato con segni molto chiari. La seconda è che l’amicizia ed il legame che si è creato tra noi non finisce (anzi a volte si purifica) e diventa più vero e profondo se insieme cerchiamo solo la volontà del Signore. Qualcuno poi ha espresso il desiderio di andare dal Vescovo per farmi rimanere… ma come è facile immaginare ogni avvicendamento è una scelta molto impegnativa anche per il Vescovo e comunque mai arbitraria, richiede discernimento attento e ponderato, comporta fatica sia ai sacerdoti che alle comunità. Ma sono certo che vissuto con fede diventa opportunità, arricchimento spirituale e pastorale e fonte di nuovo slancio missionario.

Ho ripensato ai passaggi della mia vita… Ogni passaggio mi ha richiesto un impegno a rimettermi in discussione, una fatica a lasciare… Uno sforzo a ricostruire rapporti, a rivedere le mie scelte e ad aprirmi a prospettive diverse verificando atteggiamenti e motivazioni.
Ogni passaggio però è stato per me una ricchezza nuova, un’occasione per aprirmi, uscire da atteggiamenti pericolosi come quello di “fare sempre la stessa cosa” o di “vivere alla giornata”, per sciogliere alcune chiusure e indurimenti, liberarmi da fatiche e durezze in alcuni rapporti, per purificare legami e giudizi.
In modo particolare in questo anno giubilare tutti quanti noi abbiamo un’occasione seria e vera per mettere in discussione la nostra vita di fede e realizzare quei passaggi importanti che il Signore chiede oggi, adesso a ciascuno di noi.


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