L’Azione cattolica fa bella la vita?

L’AC CHE FA BELLA LA VITA!

Il settore giovani di Ac ha dedicato anche quest’anno uno spazio di riflessione e formazione nel cuore dell’estate. La località che ha ospitato il tradizionale evento associativo preannunciava un clima più fresco, assolutamente adatto al riposo e al discernimento. Roncegno Terme, a pochi km da Trento, sembrava garantire 4 giorni di agosto un po’ meno “calorosi”. Tutto questo si è presto esaurito nell’immaginario comune. Ci ha accolto un caldo difficile da sopportare, giornate “infuocate” che probabilmente hanno lasciato un segno dinanzi alla domanda iniziale posta: l’Ac fa bella la vita?

Sì, se invece di cercare comodità e situazioni più agevoli si pone sempre in contesti di frontiera per “infuocare” gli animi e scaldare i legami di vita. La metafora climatica spiega in maniera chiara e sintetica i passaggi fondamentali di questo campo formativo. I giovani di Azione cattolica riconoscono che la poca assiduità nel frequentare le periferie non è un problema delle periferie, ma del centro. L’Ac fa bella la vita quando connette il centro e la periferia attraverso una riscoperta delle motivazioni interiori fondamentali, una consapevolezza della propria identità e della propria storia e un’idea chiara di quale compito ci attende nella Chiesa e nella Storia di oggi.

Il campo nazionale si è svolto dal 4 all’8 agosto ed era rivolto a tutti coloro che hanno un ruolo di responsabilità all’interno del settore giovani di Ac. Erano presenti 100 giovani circa tra equipe nazionale, incaricati regionali, vice presidenti diocesani, consiglieri e membri di equipe delle associazioni diocesane. La metodologia prevedeva tempi quasi frenetici (vista la breve durata del campo) alternati tra preghiera e riflessione. Il percorso ha attraversato 3 tappe: riscoperta delle motivazioni fondamentali del giovane di Ac, consapevolezza della propria identità e della propria storia, riflessione sul compito che ci attende nella Chiesa e nella Storia di oggi.

La prima tappa è stata segnata da un preciso punto di partenza: discernimento e contemplazione. Dopo una provocazione iniziale su quali siano i desideri più profondi di un giovane di oggi e quale sia la sua mèta di vita è stato dedicato ampio tempo alla meditazione e all’adorazione eucaristica. Il lavoro è stato personale e si è concluso con la celebrazione eucaristica che per scelta era posta al centro di ogni giornata.

La seconda tappa si è sviluppata in due binari: la storia dell’Azione cattolica italiana e la sua incidenza sociale e un approfondimento sul ruolo dei laici oggi. Due brevi suggestioni. L’approfondimento storico ha mostrato con evidenza come l’associazione abbia sempre mantenuto un legame solido con il contesto politico, sociale e culturale in cui ha operato. L’oggi della storia mostra un’esigenza di protagonismo nella vita della Chiesa e nelle nuove dinamiche pastorali che la coinvolgono e dall’altra parte una presenza più incisiva nell’ambito politico-sociale non immediatamente nella presenza nei partiti politici quanto in una maggiore azione di sensibilizzazione e formazione delle coscienze.

La terza tappa fa seguito direttamente alla seconda e pone un serio esame di coscienza ai giovani di Ac: siamo “solamente” laici nella Chiesa o siamo anche cristiani nel mondo? Il metodo dei laboratori tematici ha invitato i giovani presenti a ripensare ad alcuni ambiti fondamentali del mondo di oggi cercando di cogliere quale conversione ci attende e quali forze investire.

Dalla famiglia all’ambito lavorativo, dal panorama socio-politico al contesto scuola cosa significa oggi essere cristiani nel mondo? Le risposte potrebbero richiedere la stesura di un intero libro per cui si possono fare piccoli cenni.

I giovani riconoscono che l’Ac fa bella la vita perchè l’impegno gratuito nell’associazione è un prezioso laboratorio di vita che comporta una continua maturazione umana, culturale e spirituale attraverso la generosità del servizio, l’importanza delle relazioni e il continuo esercizio di pensosità.

Si avverte tuttavia un certo distacco dal mondo segnato da una presenza a volte timida e inavvertibile. Le incoerenze di oggi e gli episodi di fragilità che contraddistinguono spesso il panorama socio-politico del contesto attuale scoraggiano la presenza cristiana e limitano il senso di responsabilità dei giovani all’interno di determinati ambiti. C’è un termine già utilizzato che potrebbe ottimamente delineare gli orizzonti di impegno indicati all’interno del campo nazionale di Ac: “frontiera”. La frontiera come linguaggio e la frontiera come luogo. Siamo chiamati ad utilizzare un linguaggio di dialogo più che di giudizio, l’obbiettivo non è quello dell’esercizio del compromesso quanto prima dell’ascolto. La frontiera come luogo perchè il problema del “chiudersi” in sacrestia non è dovuto al troppo amore per la Chiesa, quanto all’estrema pochezza della nostra fede.

I giovani di Ac di oggi come dovrebbero essere? Protagonisti, ma non autocelebrativi. Prudenti, ma non immobili. L’ha sostenuto Papa Francesco alla GMG di Rio: “I giovani nelle strade. Sono giovani che vogliono essere protagonisti del cambiamento”.

(tratto dal sito dell’Azione Cattolica Rimini)

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